Se vi dico pirati, voi a cosa pensate? Naturalmente a velieri, rum, sciabole e…mappe per cercare tesori sepolti.
Robert Louis Stevenson ha, di certo, dato una grande mano ad alimentare questo falso mito.
I pirati hanno saccheggiato quantità sconcertanti di bottino, che non avevano alcuna intenzione di nascondere da qualche parte per usi futuri.
Difficlmente un pirata pensava al futuro. Il suo principale obiettivo era assaltare una nave, tornare in qualche porto e spendere quanto faticosamente saccheggiato in allegre bevute in taverna, comprandosi la compagnia di qualche bella ragazza. Era questa la loro ambizione, c’era anche chi risparmiava, qualcuno addirittura mandava denaro alla famiglia, ma a nessuno era mai passato per la mente di andare a nascondere l’oro da qualche parte.
Questo perché il bottino andava diviso. Quindi i pirati si trovavano in mano con una quantità molto più ridimensionata di quella interamente saccheggiata.
L’unico caso di tesoro sepolto è quello di Edward Teach, detto “Barbanera”. Una sepoltura decisamente involontaria…Il capitano si ritrovava con parecchio oro a bordo, per dividerlo con calma, visto che aveva il capitano Maynard sulle sue tracce, si era recato in un arcipelogo con delle insenature, e vi nascose il tesoro per riprenderlo dopo aver eliminato il fastidioso inseguitore.
Non tornò mai a riprenderlo, lo socntro con Maynard uccise lui e metà della sua ciruma. La marina inglese ripercorse in fretta i passi di Barbanera, recuperando il tesoro.
John Avery, invece è il pirata che agli inizi del 1700 saccheggiò la flotta del gran Mogol nel mare mediterraneo. Un tesoro enorme. Ricercato dalle autorità e diffidente a dividere un bottino così vasto con tutta la ciurma, con vari tradimenti, si sbarazzò dei compagni.
Sulla sua fine girano due versioni. La pirma lo vede povero, truffato della sua fortuna da ricchi mercanti, morire di fame in Inghilterra. La seconda, lo vede in Madagascar a godersi la vita agiata. Nessuno sa con certezza che fine abbia fatto, quindi, quell’immensa fortuna.
Avery mi ha sempre affascinato, per questo ho modificato la sua leggenda. Il suo tesoro sarà il protagonista di una ricerca spietata in cui verrano coinvolti i personaggi della “Stella di Giada”.
Non esistono e ci scrivi un romanzo sopra? Sì, perché naturalmente pensare ai tesori sepolti dei pirati stimola l’immaginazione e l’avventura. Poco importa se in realtà non sono mai esistiti.
Fania
avevo colto 🙂 e la caccia è molto avvincente (Ale)