I’m Sherlocked

Ho deciso di aprire questa sezione del blog per condividere con voi la mia passione per uno dei personaggi della letteratura più affascinanti e geniali di tutti i tempi: Sherlock Holmes. Sir Arthur Conan Doyle nel 1887 creò un vero e proprio capolavoro. Holmes è una figura intrigante e bizzarra, con abitudini particolari, dal fumo alla droga, un carattere complesso in cui si mischiano i tratti di un’ intelligenza fuori dal comune e di un ego smisurato che sfocia talvolta nell’arroganza e che lo rende molto spesso antipatico alle persone che hanno a che fare con lui.
Sulla figura del geniale detective e del suo fedele amico Watson sono state create, in questi anni, numerose serie tv e altrettanti film.

In tempi recenti Guy Ritchie porta sul grande schermo le avventure di Holmes, interpretato dal bravissimo Robert Downey Jr e affiancato da Jude Law nel ruolo di Watson. L’operazione che svolgono gli sceneggiatori dei due film è quello di rimodernare un po’ la figura, in certi casi fin troppo statica, che l’immaginario collettivo si era creata di Holmes. Qui è un uomo muscoloso, sempre pronto all’azione. La caratterizzazione è abbastanza fedele al canone, anche se emergono soprattutto gli aspetti che Doyle aveva tenuto più a margine, come il disordine e il fatto che sapesse tirare di boxe. Le scene sono quelle tipiche di un classico film d’azione americano, e finiscono con il mettere in secondo piano le capacità deduttive di Holmes. Tuttavia il risultato rimane piacevole. I film sono avvincenti, mai noiosi, in alcuni casi quasi comici. Se da un lato si storce il naso per vedere Holmes trasformato in un comune action-man, dall’altro l’ottima prova degli attori e il ritmo del film più, come già detto, una caratterizzazione tutto sommato calzante, instilla comunque la voglia di andare al cinema per seguire le loro avventure.

Nel 2010 , però, arriva la vera rivoluzione e scoppia con una potenza tale da poter essere paragonata ad una bomba atomica. Le menti geniali, al limite della malvagità, di Mark Gatiss e Steven Moffat osano quel che nessuno aveva mai osato prima. Prendono Sherlock Holmes e gli fanno fare un salto temporale di oltre cento anni  per farlo sbarcare nel 21 secolo.

Il risultato è a dir poco strabiliante. La caratterizzazione è fedelissima, pur naturalmente introducendo nuovi elementi per accordare il tutto alla nuova fascia temporale. Sherlock interpretato dal bravissimo Benedict Cumberbatch, è un uomo presuntuoso e tal volta spaccone, asociale, pieno di vizi, persino antipatico. La sua voce carismatica dona al personaggio ancora più incisività, i suoi tratti fisici lo rendono molto più simile a Sherlock Holmes di Robert Downey Jr. Ha gli zigomi spigolosi, gli occhi chiari, alto, e pallido di carnagione. Nel 21esimo secolo non esistono più i gentleman vittoriani, Sherlock è libero dall’etichetta e dalle buone maniere in cui, per forza di cose, doveva tenerlo Doyle. E’ sprezzante e tagliente più che mai, una mente geniale che non ha alcun timore a redarguire chi gli sta intorno e a insultare senza mezze misure. Usa la tecnologica, perde giornate intere dietro i suoi esperimenti, suona il violino, ha un sito internet. In definitiva, il salto temporale riesce alla perfezione, Holmes diventa moderno e non c’è bisogno di vederlo scorrazzare per Londra menando di mani.

Martin Freeman viene scelto per il ruolo di John Watson. Un altro attore dalla bravura immensa. Il fedele aiutante di Holmes,  reduce di guerra, solo, che finisce con il condividere un appartamento con un tizio assurdo e bizzarro. Va dallo psicologo, sembra essere un tipo donnaiolo, il classico scapolone che non sa da dove iniziare per ricominciare  la sua vita. Ha un cuore grande e si affeziona subito a Sherlock. Sembra l’unico in grado di sopportare il suo carattere difficile. Così come avviene nel canone, più di una volta fa la figura del cretino con le sue deduzioni, che vengono sbriciolate da Holmes. E se nel 1887 il tutto veniva condito da una buona dose di buone maniere, nel 21 secolo i siparietti sono comici e con espressioni colorite.

Mark Gatiss, già produttore e sceneggiatore della serie, interpreta il fratello maggiore di Holmes, Mycroft, con un ruolo di spicco nel governo inglese. Tipico signore di mezza età, con tanto di ombrello, sappiamo già dal canone che può superare il fratello nelle deduzioni. Lo vediamo più di una volta preoccuparsi per l’incolumità di Sherlock e per questo si affida alla collaborazione di Watson che spesso si ritrova schiacciato fra la morsa dei due fratelli.

Una Stubbs è Mrs Hudson la tenera padrona di casa di Sherlock che viene scambiata, troppo spesso, dal medesimo per una governante. Ha il suo bel daffare con uno che mette di continuo resti umani nel frigo e riempie la casa di strumenti per esperimenti. Anche in questo caso l’attrice e magistrale è ci si affeziona subito al suo personaggio.

Molti sono anche i personaggi non presenti nel canone. Primo fra tutti la figura di Molly Hooper, che lavora all’obitorio. Timida, impacciata, pare avere un debole per Sherlock che tuttavia la maltratta spesso, senza avere un minimo di riguardo per i suoi sentimenti.

Tuttavia è l’introduzione del nemico n. 1 di Sherlock che aumenta, se possibile, ancora di più la genialità di questa produzione.
Sir Arthur Conan Doyle a un certo punto della sua carriera, sembra non poterne più del suo detective super intelligente al limite dell’arroganza e decide di farlo uscire di scena. Per questo gli serve qualcuno in grado di sconfiggerlo e introduce in fretta e furia la figura del professore Moriarty, genio del male, ragno al centro della rete invisibile di tutti i crimini londinesi. Una mente brillante in grado di competere con Holmes e quindi l’unico in grado, almeno nel progetto iniziale di Doyle, di sconfiggerlo.
Sappiamo che lo scrittore ha dovuto poi tornare sui suoi passi a causa delle continue insistenze degli appassionati, riprende così a scrivere del detective, ma ormai la figura di Moriarty viene persa per sempre. Il che è un peccato. Sarebbe stato bello vedere degli scontri più approfonditi fra i due e una maggiore caratterizzazione di questo personaggio non meno affascinante di Holmes.
Proprio per questo gli sceneggiatori della seria della bbc, si superano. Jim Moriarty è un personaggio esplosivo. Di bell’aspetto, elegante, pazzo ma allo stesso tempo geniale, capace di travestirsi, di vestire i panni di un comune informatico o di un cantastorie, di rinunciare ai suoi affari solo per giocare la sua personalissima partita a scacchi con Holmes.
Un cattivo affascinante, interpretato da Andrew Scott, che buca lo schermo come tutti gli altri ruoli della serie. Malvagio, ma capace di fare breccia nel cuore del telespettatore, ci si affeziona. Moriarty può tenere testa a Holmes sotto tutti gli aspetti e lo scontro finale non delude, anzi…
Gli sceneggiatori della serie sono in tutto tre: Moffat, Gatiss e Thomposon che scrivono sempre un episodio per ciascuno a serie.
Gli episodi durano 90 minuti e più che una fiction sembra di vedere veri e propri film. La regia è magistrale, la colonna sonora perfetta e Londra, beh, c’è poco che si possa aggiungere a riguardo…
Una produzione brillante sotto tutti gli aspetti, destinata alla storia della fiction tv. Tiene con il fiato sospeso e riesce là dove per cento anni nessuno era più riuscito.
Quando Doyle pubblica “Il problema finale“, scatena una reazione negli appassionati di Holmes che va oltre ogni aspettativa, viene riempito di lettere, viene braccato fino a costringerlo a scrivere “Il mastino dei Baskerville”, avventura che si colloca prima della morte di Holmes, ma non basta ancora: il detective più amato dagli inglesi deve tornare, vivo e vegeto e così sarà.
“The Reichenbach Fall”, l’episodio che chiude la seconda stagione di Sherlock BBc, sortisce lo stesso effetto. Da due anni a questa parte, milioni di appassionati si stanno spremendo le meningi, come la sottoscritta, per scoprire il mistero geniale con cui si chiude la puntata.
Ci si immedesima in Watson, si cerca di entrare nella mente di Sherlock e di Moriarty per capire le loro mosse.  Ci si interroga su quella che verrò mostrato nella  prima puntata della terza stagione, si passa il tempo libero a supporre e, dove si riesce, a dedurre.

Sherlock diventa qualcosa di reale, tanto che la data di messa in onda della terza stagione avviene tramite un carro funebre che viene fatto girare nei luoghi fondamentali della seconda stagione.

In definitiva, un capolavoro sotto ogni punto di vista, per cui si è disposti anche a passare la notte in bianco, come avverrà il 1 gennaio del 2014, quando so già che litigherò con lo streaming della diretta e mi toccherà aspettare le repliche caricate nella nottata.

Ps: questa è una serie che rende benissimo in lingua originale. Purtroppo in italiano sono state fatte scelte di doppiaggio al quanto discutibili, e se è vero che Cumberbatch ha una voce unica nel suo genere e impossibile da replicare, è anche vero che mettere un doppiatore con una voce molto giovanile, quasi da ragazzino, rovina tutto. E’ un peccato perché per altre serie il lavoro fatto dai doppiatori è ottimale e  non si nota la differenza di voci fra le due versioni.


SEZIONE SPOILER: