Romanzo o serie televisiva, non importa. Se si ambienta una storia intorno al 1718, si finirà, volenti o nolenti, per imbattersi nel famoso Perdono Reale di Giorgio I d’Inghilterra.
Le parole chiave dell’editto in questione sono tre:
· guerra
· corsari
· Nassau
Il 1713è l’anno della pace di Utrecht, le principali nazioni europee depongono l’ascia di guerra e sanciscono un trattato di non belligeranza. Per una nazione come l’Inghilterra, che ha sempre basato tutto sulla marina e sui marinai, la pace porta con sé un’ondata di disoccupazione che porta gli uomini di mare a girovagare tra i porti senza meta.
La marina militare non offre più una paga e come alternativa rimangono solo i mercanti. Senza parlare poi dei corsari, avventurieri al soldo della Corona con il compito di assaltare le navi nemiche che, senza una guerra, non hanno più senso di esistere.
Dopo Utrecht, si riversano sui mari delle Indie Occidentali un gran numero di uomini senza un’ occupazione e il passo verso un metodo di guadagno più facile è assai breve.
Sull’isola di New Providence – che aveva fatto da base già a innumerevoli corsari – iniziano a insediarsi una notevole quantità di equipaggi. Nassau diventa una città di bordelli e contrabbando. Pur appartenendo alle colonie inglesi, le Bahamas sono per il momento prive di una forma di governo e il prosperare dei piratidiventa inevitabile.
Intorno al 1717, la situazione per i commerci delle nazioni europee diventa insostenibile. Decine di equipaggi si aggirano sulle rotte mercantili assaltando e depredando ogni tipo di carico.
Capitani come Charles Vane e Barbanera infestano le acque buttando sul lastrico decine di ricchi piantatori e i relativi acquirenti oltre oceano.
La situazione diventa ben presto inaccettabile. Non importa quanti pirati vengano impiccati, ne rispuntano sempre di nuovi, a testimonianza che è molto meglio rischiare il collo piuttosto che patire fame e castighi a bordo delle marine ufficiali.
A Whitehall, a Londra, centro del governo inglese, le lamentele si accumulano e minano il già debole e appena insediato governo di Giorgio I d’Hannover.
Nella seria televisiva, la questione del Perdono Reale viene raccontata in maniera molto “romantica”, tutto verte intorno all’idea di salvare le Bahamas e di muovere guerra ai pirati.
In realtà, la questione viene affrontata in maniera molto più pragmatica. La pace di Utrecht sta per spezzarsi: l’Inghilterra e la Spagna sono di nuovo ai ferri corti e la guerra della Quadruplice Alleanza è alle porte, e un buon modo per destabilizzare la corona spagnola rimane il vecchio, infallibile sistema dei corsari.
Colpire al cuore il commercio di oro e preziosi diventa fondamentale per l’Inghilterra, che vede perciò l’opportunità di prendere “due piccioni con una fava”.
A Whitehall decidono di rimpolpare l’esercito dei corsari e per farlo non gli resta che emanare un Atto di Perdono, che verrà seguito da un’ulteriore amnistia poco tempo dopo.
Si chiede ai pirati di accettare il perdono offerto. Ogni reato viene condonato, con la speranza che gli uomini di mare, ora divenuti onesti, si possano unire alla lotta contro la Spagna.
L’emanazione dell’editto viene accompagnata dalla nomina di un nuovo governatore per le Bahamas, che spezza così l’ininterrotto autogoverno di pirati e corsari che si era insediato sulle isole intorno al 1706. Il prescelto è Woodes Rogers, lui stesso celebre avventuriero e corsaro.
La guerra di corsa tanto paventata però, stenta a ripartire ma nonostante questo il perdono reale ha l’effetto di far sparire dai mari un buon numero di equipaggi. A terrorizzare i Caraibi rimangono poche ciurme, capitanati da uomini temerari come Barbanera.
Certo c’è da ammettere che molti pirati hanno accettato il perdono solo come soluzione temporanea. Senza essere stati mai arruolati sul serio da Woodes Rogers, molti di loro, per noia o per fame, ritornano a infestare le acque.
Ma l’insediamento di un governo là dove prima vigeva l’anarchia, ha comunque i suoi effetti. L’atto di Giorgio I parla di perdono, ma allo stesso tempo dichiara che non ci sarà più nessuna pietà per coloro che continueranno a commettere atti di pirateria.
Per i pirati, il 1718 – anno dell’emanazione del Perdono Reale – coincide con l’inizio della fine. Da quel momento i nodi del cappio si stringono uno dopo l’altro intorno ai capitani più temerari e famosi: Vane, Rackham, Bonnet… le esecuzioni sono illustri e innumerevoli.
Fino ad arrivare al 1722, quando la marina britannica cattura i pirati di John Roberts, la più numerosa ciurma fino ad allora processata.
La pirateria non verrà mai sconfitta, ancora oggi se ne sente parlare, ma il 1722 è senza dubbio l’anno che pone fine alla sua epoca d’oro.
Quella dal fascino oscuro e immortale che, ancora oggi, è fonte di storie che sanno di avventura e salsedine.